Sento un movimento di quieta euforia
che mi assale allorquando ti penso...
e l’ansia d’ascoltare tua voce melodiosa
e la trepidazione d’osservare tuo bel viso
e finalmente di sniffare tuo odore di femminilità...
tutto s’intenerisce
nell’empireo della tua eterea bellezza
ove mi cullo gentile e timido
come uno stracco viandante medievale
che s’affoga nel trogolo della pasta e fagioli...
e come il fiato del ventre esce al fin della digestione
così in quell’atmosfera m’ingrifo e m’arrapo
e nel guardare il cespuglio centrale delle tue umide cosce
ove perlacee trasudano gocce di sesso spremuto
s’arrossa e s’espande mia spugna cavernosa
a cercare il calduccio del tuo sacco a pelo
tenera magione ove trascorrere a notte.
perché tu sei accogliente
e nulla mi fai mancare...
sempre rinnovi lo zolfo del mio cerino
che s’accende anche dopo carbonizzato.
perché nel carbone arde fiamma nascosta
che la tua dolce lama di piacere affilata
continuamente arrota sprizzando
tenere scintille d’un rubizzo chiarore...