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Pubblicata il 23/11/2002
E fu di libellula
lo spirto che invase
quel corpo amato,
in cuor suo pur fiero d'andar,
onesto vagabondo,
intra la tempesta.

E poi di nuovo
lo vedi nella notte
aprire il suo sguardo alla luna
con un singolare saluto
ed un distorto sorriso.


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Un seconda strofa di livello superiore, con due versi conclusivi di grande effetto lirico. Bella l'idea e ben riuscito l'intento di emblematizzare con l'immagine del vento lo spirito che insinuò il corpo dell'amato (se ho ben inteso).
Ciao!
Max

il 24/11/2002 alle 00:08

Dura e fiera la vita di uno spirito libero che non ha luogo dove posare la testa,soprattutto nei luoghi comuni dell'"amore".Ciao Malcom

il 24/11/2002 alle 01:50

belal dolce e delicataesrere

il 24/11/2002 alle 14:28

Grazie tante!
Pensa che mi è venuta in mente di notte e mi sono dovuta alzare da letto per scriverla...!

il 24/11/2002 alle 21:04

Grazie molte Max,
hai colto esattamente il significato della poesia, se di una poesia è possibile cogliere il reale significato.
Ciao Fede

il 24/11/2002 alle 21:07

Vento che certo non può più oltre sostare su luoghi comuni e finte fantasie,
deve correre ad abbracciare la notte in lande desolate e risuonanti di silenzio in un amore che non è accozzaglia di frasi già sentite, di emozioni già provate
ma è respiro di foglie dorate sugli alberi, soffio di vita su un corpo in corsa verso altre verità.
Grazie Fede

il 24/11/2002 alle 21:12

Grazie pioggia.
Ciao Fede

il 24/11/2002 alle 21:13

Grazie molte per il commento!

il 24/11/2002 alle 21:14

Grazie Ale,
ciao Fede

il 24/11/2002 alle 21:14

Tu hai bevuto un po' troppo!!!

il 26/11/2002 alle 14:33