nel moto imperitur parvenze offuscassero soggiaciute lacrime, e sensi evolversi in ricordevole anfratti di spiccati cenni, siffatta vita .Fui, cio' che fui e fremito giacervi volli, e uomo divenir la cui dimora nell'intelletto adagiai, rassicurandovi mente in perdurevole verita', e ponderar attesa, in spenta coscienza, ove ricercar respinga flebile speranza rattristandone evocati pensieri.
senza fine, tradito dal senno ormai rapito dal tuo ricamato volto reso inerme l'istinto e soggiogai il rimpianto ed alterai l'ego nel vellutato pianto.
candor che resti in cor posar su gote ed occhi spenti in riflesso, vulnerabile e perso nel retaggio di un respiro ove la fine e' puro inizio.
james,September,22, 2013