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Pubblicata il 30/08/2013
“C’era un uomo che amava le isole. Era nato su un’isola, ma non gli si addiceva perché c’era troppa gente oltre a lui. Voleva un’isola per conto proprio: non necessariamente per starci da solo, ma per farne un mondo tutto per sé.”

narrativa classica - d’avventura

l’uomo era disposto a tutto pur di ottenere un posto che sentisse più suo. A tal fine iniziò delle ricerche sia su testi geografici, sia tramite Internet, sia consultando, direttamente o indirettamente, persone che avevano viaggiato. Riuscì così a risalire ad un atollo quasi disabitato in pieno Oceano Pacifico. Si preparò a lungo alle difficoltà che avrebbe dovuto affrontare in un luogo così lontano dalla civiltà e quando si ritenne pronto andò a vivere lì.
il contatto con la natura non fu facile, ma l’uomo era ogni giorno più felice della sua scelta, perché man mano che il tempo passava riscopriva sé stesso. Aveva ormai imparato la vita degli antichi uomini primitivi, con, in più, lo strumento di una coscienza più sviluppata.
a un certo punto, però, quando ormai aveva fatta sua questa nuova realtà, ebbe nostalgia di quella che aveva lasciato alle sue spalle e decise di trovare una via di mezzo tra le due possibilità.
essendo libero da impegni familiari e lavorativi (aveva accumulato nei tempi pregressi una somma sufficiente per vivere dignitosamente a lungo) scelse di passare metà di ogni anno a contatto con la frenetica vita della civiltà e l’altra metà disintossicandosi nell’isola. Scelse anche di invitare in questa i suoi amici più fidati, per vincere qualsiasi rigurgito di nostalgia e per non rischiare di alienarsi. L’isola, infatti, si era rivelata completamente disabitata nelle perlustrazioni che aveva effettuato.

narrativa rosa - intimista

l’uomo a un certo punto capì che quello che gli mancava non era tanto un’isola nel senso vero e proprio del termine. Quello che gli mancava era l’isola felice della sua infanzia, dove si era sentito accolto, compreso, accettato, importante, con un ruolo. Crescendo quest’isola si era lentamente dissolta e ora intorno a sé vedeva solo una miriade di persone e cose, alienate dal quotidiano e a loro volta alienanti nei confronti suoi e di chi volesse vivere a misura d’uomo. A quel punto capì che aveva due possibilità.
la prima era partire alla ricerca di un’altra isola felice, ma scartò subito questa possibilità, un po’ perché gli sarebbe sembrato di fuggire, un po’ perché non voleva rischiare di inseguire per tutta la vita, preda dei fantasmi del passato, qualcosa di sfuggente.
la seconda era ritagliarsi un’oasi di felicità all’interno della realtà che già viveva.
scelse questa seconda possibilità. Anzi, scelsero. Perché ad aiutarlo fu una ragazza, che visse con lui il percorso che riporta l’essere umano a sé stesso, quando non scappa più dalla sua parte irrazionale, ma decide di condividerla con un’altra persona: la più appuntita delle armi dell’immortalità contro l’immoralità.

narrativa grottesca

l’uomo non se la sentiva di rinunciare ai suoi amici, alla sua donna, al suo lavoro, ma al tempo stesso sentiva il bisogno di staccare la spina dalla quotidianità. Iniziò a viaggiare, ma si accorse quasi subito che non gli bastava: per quanti posti esotici raggiungesse lo sopraffaceva sempre la sindrome del rientro, che risultava più forte di qualsiasi entusiasmo.
scelse allora la strada del drastico cambio di residenza, ma era pur sempre vincolato alle esigenze affettive e lavorative, per cui le modifiche non facevano che aumentare il suo disagio.
a un certo punto prese una decisione estrema: lui, che non aveva mai fumato neanche una sigaretta, ma che conosceva bene la genesi delle canzoni psichedeliche dei Beatles e dei Pink Floyd, iniziò a calarsi gli acidi. Allora i suoi viaggi mentali lo portarono in isole tutte sue, che più erano evanescenti, più gli sembravano concrete, vittima come era delle allucinazioni, tanto che nei momenti di lucidità arrivava a ridere di canzoni come “L’isola che non c’è” di Edoardo Bennato e “L’isola non trovata” di Francesco Guccini.
finché la sua donna non lo raccolse per terra, più di là che di qua, e lo affidò a una comunità, dopo essersi accertata che non fosse gestita dai seguaci di Muccioli.
chissà, forse la “sua isola” sarebbe potuta diventare quella…

narrativa satirica

l’uomo studiò il da farsi. Essendo “sfondato di soldi” aveva diverse possibilità, legali e non.
da una parte poteva comprare la volontà delle persone che abitavano l’isola dove era nato, pagando quelle disponibili perché la lasciassero. In questo modo si sarebbe ristretto il numero di coloro che la occupavano ed egli avrebbe sentito l’isola “più sua”.
d’altro canto poteva comprare direttamente un’altra isola e farla diventare come piaceva a lui.
poteva infine, ed era la soluzione più “intrigante”, impossessarsi per vie traverse e con qualche regalia, del potere dell’isola caotica e comprare il consenso degli abitanti, rendendoli degli “schiavi felici” e facendo diventare l’isola il suo “campo di giochi”.
mentre sognava queste possibilità, improvvisamente si svegliò.
non leggerò mai più “L’odore dei soldi” prima di andare a dormire, si disse.

narrativa comica

l’uomo decise di accendere la televisione per farsi venire un’idea. Sul secondo canale trasmettevano “L’isola dei famosi”. Non appena gli diede un’occhiata, decise che da allora sarebbe vissuto su una penisola o su una terra che non dava proprio sul mare.

narrativa ci(nema)tazionista

l’uomo, appassionato di cinema, iniziò ad escogitare dei piani di eliminazione “psicofisica” delle persone. Doveva agire in modo da non destare sospetti. Pensò a delle possibili strategie da seguire. Interessante gli parve la soluzione di creare allarmismo, un po’ come aveva fatto Orson Welles quando aveva annunciato alla radio l’invasione dei marziani. Ma la soluzione sarebbe stata temporanea, e non appena fosse stata scoperta la realtà, all’evacuazione delle persone avrebbe fatto seguito il loro ritorno in massa, si sarebbe scoperto che l’allarme era il frutto di una macchinazione e lui avrebbe rischiato una punizione coi fiocchi. Pensò anche a un remake de “Gli uccelli” di Hitchcock. Se avesse diffuso la notizia della presenza di animali minacciosi, molti avrebbero lasciato l’isola. Ma anche questo rimedio era provvisorio. Gli vennero in mente soluzioni apocalittiche pensando a “The day after”, film sulla bomba atomica nella Seconda Guerra Mondiale, o a film con scenari ancora più agli estremi, come “L’esercito delle dodici scimmie”. Rendendosi conto che col pensiero straripava, ma nei fatti era all’impasse, lo prese un… Riso amaro quando pensò alla versione cinematografica dell’ “E poi non rimase nessuno” di Agata Christie.
alla fine, per distrarsi… andò a vedere un film!
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la chiusa gli a tolto tutti i pensieri e forse si e' scordato delle isole ,piaciuta bravissimo un saluto

il 30/08/2013 alle 16:12

la chiusa gli a tolto tutti i pensieri e forse si e' scordato delle isole ,piaciuta bravissimo un saluto

il 30/08/2013 alle 16:12

Particolarmente pregna di insolite considerazioni!

il 30/08/2013 alle 21:34

Piacevolissima lettura. Complimenti,patty

il 31/08/2013 alle 07:42

in fin dei conti la felicità alberga in una pasta e ceci. ottimo insegnamento.

il 31/08/2013 alle 18:06