Oggi il poeta è incazzato
ode purulenta-smaniosa-testarda
come un avanzo di brie o
un calcione a tenaglia.
perché in città si discute
della sua presenza ai banchetti
dei tirapiedi-molliconi-ostracisti
che hanno spedito al rogo
(ma non i più ricchi) talento e valore
di ragazzi che hanno allungato
le pigre casse di una palermo
bandita, che già scriverne si
diventa con le dita biforcute.
no, non bevo il vino corvo e
non comprarirò come membro
autonomo a qualche raduno
di bisbetici consumatii nella
bava dei loro sogni, perché
alla fine è già tanto respirare
con una bolletta in meno a fine
mese.
qui la fiducia è la piega stagnante
di una tovaglia che si stende
controvoglia, perché tanto
c'è sempre tizio che apre
il ristorante e basta saper
dare una lauta mancia per
un posto riservato e shhh...
non farlo sapere a quello
che crede che le code pubbliche
abbiano un senso, altrimenti
poi tira fuori la paroletta mafia,
ci tocca scusarci e offrirgli un
posto come casellante più il fregio
di impiegato del mese.
- Ehi tu poeta, da che parte stai?
da parte delle Aquile non di
certo, troppi artigli consumati
a forza di angariare la schiena
collassante dei cittadini votanti.
grilli? Non riesco ancora
a inerpicarmi fra le caracollanti griglie
di pareri fumanti come i flambé invenduti
di piazza Chitisente.
perora sto con i Mosconi, sapete;
compaiono di rado, mentre la
taverna è vuota gelida, per lasciare
degli ispidi segni sui muri, che qualcuno
scambierà per l'ennesimo sfoggio
di galanteria repressa.
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