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Pubblicata il 06/08/2013
La canzone di Kabouz invade il solco dei tramonti.
Sono tutti lenti e afosi, fra pareti sonnolente.
Hanno ucciso un negoziante che ripara le fondine,
il suo corpo sta bendato nel silenzio della
yurta.
Kabouz continua a cantare.
Lo fa sentendosi schizzare delle mine sotto
un fianco, sale sopra un camioncino che
trasporta ventri aperti.
“Kabouz, kabouz, se ne vanno gli
elefanti, hanno tutti perso il mitra,
torna a casa, se ne vanno...”
Su un pontello militare non si
accorgono di lui, che sta sotto la
maceria, ritorcendo una candela.
E canta. Kabouz canta.
le sorgenti scolorite del Bartang
ormai piegato, lo trascinano in
un fosso.Lui non sa gridare, non
ha mai spaccato il cielo con le urla
o coi cannoni.
e per questo sa cantare la finzione
della morte.
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espressivamente bella,un saluto

il 06/08/2013 alle 22:04

Seducentemente interessante!

il 07/08/2013 alle 01:56

Stra-bella: scenari ed immagini profonde che fanno riflettere.patty

il 07/08/2013 alle 07:19

nell'ambientazione di un paese che è teatro di guerra da così tanto tempo si innalza , dolente, questo canto muto e rassegnato nei tuoi versi cosìn lirici ciao

il 07/08/2013 alle 08:08
Jul

Drammatica e lirica. La finzione della morte è assioma per gli altri pianeti. Ciao, Jul

il 07/08/2013 alle 16:50

Non é una poesia da tutti... anzi... bellissima. ..

il 07/08/2013 alle 21:11