grazie, ma non ho paura di accendere la luce, non lo faccio altrimenti non potrei scrivere i testi che scrivo, come dico, "mai vanificare un incanto" che possiamo assumere nel senso di ispirazione, se interrompessi ciò che mi spinge a creare mi spegnerei io....grazie paolo, ti abbraccio, andrea
Il mio Andrea,creatore di immagini suggestive e poetiche che colpiscono il cuore. tanti abbracci,patty
Immagini, sensazioni, ispirate dall'anima di un poeta sempre alla ricerca di qualcosa di unico. Bravissimo!
In questi versi, Andrea si trasfigura. Convinto della fragilità umana la manipola a uso e consumo della sua ispirazione, sempre con suggerimenti per il bene: “Io son la vita!-Pace in terra! Pace in terra!”. Alle “verità ingarbugliate” preferisce un cono d’ombra che non lo allontana dal suo incantato lirismo, anzi lo entusiasma. Questa poesia scaturisce dalla disposizione del cuore, da un’espressione di spiritualità che tocca molti punti critici della vita e dai quali si emerge sempre positivamente. Il poeta pensa a un “esito eterno e fraterno”, basilari concetti di umanità, ormai in disuso, purtroppo.
Il timore di guardarsi riflesso si accompagna al desiderio di guardare in fondo a un pozzo... tanto non si riuscirà a specchiarsi. Per te è occasione di parlare delle immagini mentali che scorrono ad occhi chiusi e che solo al buio emergono libere e timorose. Condivido però il desiderio della luce di un nuovo giorno... temo sempre che arrivi la notte a privarmi della nuova visione. Condivido anche la stesura dei versi, apprezzabili. Buona domenica, caro Andrea, e goditi la luce!
Questo Canto irrompe nella scena mediatica scuotendo le coscienze che impastoiate da indovini fedigrafi faticano a districarsi tra i vari destini imperscrutabili e vanno, rassegnate, un’ ultima volta al fronte sperando che sia l’ultima volta…..l’Ultima Battaglia….L’ Autore cerca il suo volto in uno specchio d’ombra ma non accende luci…quasi ha paura che la luce vanifichi l’incanto di un ricordo di un cuore che pulsa nella speranza della vita…Arriva in suo soccorso la voce della Divina che struggente canta l’accorato invito della mamma morta a sorridere e a sperare….Andrea (Chenier…..) va incontro al proprio destino di morte condiviso con l’ amata che morirà con lui per non abbandonarlo…e mentre sagge indovine interrogano gli arcani mostrando il tarocco silente l’ Autore sente nell’ aria il profumo della sera………”Forse perché della fatal quiete/tu sei l’imago a me sì cara vieni,/ o Sera!.........” e riemerge….si tocca il volto pronto a combattere ancora una volta ed aspetta un domani con il Sole della cui luce non ha più timore e tranquillo aspetterà l’ Alba per accoglierla con quello “spirto guerrier ch’entro gli rugge.” ……..; un abbraccio, rom.
Chiedi accesso alla luce... chiedi accesso alle tenebre! Immagina di morire e da lì.. risorgi!
Oltre alla bellezza dei versi, parole s'intrecciano in uno stile che mi sorprende. piaciuta ☺
Sono incredula. .. pochi minuti fa ho inviato una poesia con gli stessi ingredienti. .. per questo ti ho compreso perfettamente. ..
x swa: grazie fabio credo che finchè vivrò o riuscirò a provare sentimenti l'incanto continuerò a sentirlo, poi metterlo in parole è tutt'altra cosa, ci si prova, grazie, ti abbraccio, andrea.
x atena: grazie patty, un grande abbraccio e affetto a te che non ti stanchi mai di leggermi, andrea.^^
x aedo: caro ignazio più che alla ricerca di qualcosa di unico sono alla ricerca d'una quiete(per fortuna?) negata...ma ti ringrazio delle belle parole che ho apprezzato, ciao, andrea.
x ugomas: grazie caro amico...preciso solo una cosa...il passaggio della Divina riporta i versi di un'aria dell'opera Andrè Chènier di Umberto Giordano che racconta la vita del poeta francese omonimo. Il brano in questione s'intitola "La mamma morta", la Divina è ovviamente la Maria Callas....ho scelto i versi Io son la vita...Io son l'amore...perchè era come sentire nel cuore d'una battaglia, quella esistenziale forse, lo spiraglio dell'alba, annunciato da quella voce magnifica...grazie del tuo commento sempre chiaro...ti abbraccio, andrea.
x deciomassimoII: è vero, il timore di guardarsi in volto all'inizio e non vedersi, e poi perdersi nell'incanto, l'infinità dell'animo umano e delle sue contraddizioni e non....personalmente non temo l'estendersi del buio, pur amando l'alba, credo che l'oscurità dell'uomo debba inevitabilmente fondersi con l'oscurità della natura e dell'esistenza, e lì attraversando il travaglio dei dubbi o la pace delle certezze ontologiche chiare solo a noi stesse, scoprire comunque che la notte non và annientata, ma che è porprio perchè vissuta che essa si scopre per quello che è, luce...so chè è un ragionamento apparentemente contorto ma io vivo con questa visione/illusione...mi godo però la luce anche...ti saluto e ti ringrazio, un caro abbraccio, andrea.
x cantorom: grazie caro rom, la tua disamina è puntuale e precisa, lieto tu abbia carpito il passaggio de "Andrè Chenier", cui però ho solo rubato i versi senza alcun collegamento alla storia dell'opera, il resto come dicevo all'inizio è una perfetta analisi di cui ti ringrazio, un grande abbraccio, andrea.
x SirMorris: non bisogna chiedere l'accesso, le loro porte son sempre aperte, sta all'uomo saper varcare le soglie e comprenderne come uscire, saluti e grazie, andrea.
x gioiapura: grazie, e ho letto il tuo testo....davvero bello, d'altronde l'incanto non si abbandona mai...ciao
Io chiedo sempre il permesso e se non ho il loro consenso comincio a grondar sangue dalla fronte!