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Pubblicata il 13/07/2013
del querceto antico solitaria
or te ne stai tu maestosa pianta
dalla nemica ascia risparmiata,

non più sorelle che or ti faccian
compagnia come nei dì lontani
degl’infantil poveri nostri giochi

a chi più ghiande le grandi tra noi
da la grandinata lì caduta raccattar
sotto dalle verdi ampie chiome vostre

tra quella infin ricercar poi le galle
quelle poi lanciar ne l’aria allegri
de le prime cupole barchette per il rio

per minipipe poi gli acheni fornelletti
trastulli nel tempo poi perduti com’anco
gioventù andò tra noi perduta e non solo

come te pur io solitario nel prato de la vita
persi i compagni tutti dalla falce che a caso
taglia sia tenero virgulto o spesso tronco.
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canto che trasfigura dalla natura all'umano...sofferenza universale...sperando che tutto passi, ti saluto rusticus, andrea^^

il 13/07/2013 alle 18:00

Albero ed uomo a confronto: vorrei tanto che fosse l'albero ad usar l'amica ascia contro l'uomo! Molto bello e significativo codesto scritto, Rustico!

il 13/07/2013 alle 18:05

Bellissima! (Ti dedico questa mia del 2007 dedicata alla Quercia di Via della Bufalotta, Roma) Oh, grande Quercia secolare che tanto piaceva farti potare, in cambio davi legna al mio Bisnonno e scaldandosi con te prendea sonno. Or che non ci sei più che gran tristezza, la fermata al posto tuo è 'na gran schifezza. (zio)

il 13/07/2013 alle 22:59

meravigliosa,bravissimo mi sono molto commossa.marinella

il 14/07/2013 alle 09:15