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Pubblicata il 03/07/2013
nella valle dei Re dove l’occaso del sol si nasce
la rotta roccia scolpita colorata non pace né quiete
eterna, qual quel dì lontan la pietas sì volle, dona
alla piccola mummia un dì corpo del Faraon bambino
che trasparente teca tiene ed alla vista ai violator
del suo infinito sonno oggi me compreso s’offre.
e mentre scorre con lento passo la lenta teoria
del guardian la man lesta al venal tributo s’offre
suo quel furtivo raggio di torcia su occhiaie vuote
dal buio a risvegliar e a occhi impietosi offrir
e a Tut un dì potente oggi povere ossa rendere
continua e ripetuta offesa. Giusto mi chiedo
turbar dei morti il sonno nel nome della storia?
mi sovvien l’urna dei forti in Santa Croce..lì più rispetto!
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Con il tuo lessico magistrale, un bellissimo inno alla sacralità della morte. Mi è proprio piaciuta. saluti,patty

il 03/07/2013 alle 11:37

i miei complimenti, ti saluto, non mi dilungo oltre, l'Egitto è competenza di cantorom, ciao^^, andrea.

il 03/07/2013 alle 15:42

mi e' piaciuta molto per l'atmosfera ricreata marinella

il 03/07/2013 alle 16:34

scorrevole nella storica narrazione , salutone

il 03/07/2013 alle 18:54

Rustici ma limpidi versi entusiastici!

il 03/07/2013 alle 23:12