Nostra è l’ora che scocca;
dalla vicina torre.
Più non diciamo domani:
domani ha mille anni
e non ha tempo d’aspettare.
Sotto il cappelluccio di paglia storto,
io ti rivedo a misurare l’orto.
Gioia, che gioia l’odore d’anice del finocchio,
l’insalata cappuccio
e la grande foglia del cavolo mappamondo.
Se mi abbandono ai sogni
torna il tuo viso a consolarmi, madre
e passa tra le sbarre
e bacia i miei capelli
e dolce mi persuade a pazientare.
Poi se ne va, lasciandomi a pensare
che, quando tutto sulla terra è nulla,
torna mia madre
a dondolar la culla.
Luca