Chiudendo la serranda l’orecchio inevitabile coglie il cigolio,
quel rumore breve quasi l’unico della notte riversata nell'insonnia
riecheggia nella testa e mi fa pensare, mi fa dire, mi fa constatare:
- Hai peccato contro te stesso,
hai frenato la possibilità d’un qualcosa di più
hai ucciso la luce in fondo all'occhio quella frenesia creativa che silente ora giace sola.
e così a queste parole mentali mi chiedo:
cosa posso ancora definire poesia?
una parola per un qualcosa d'impossibile,
solo l'uomo poteva concepire una simile crudeltà.
tanto ingiusto questo mio pensare quanto vero.
diciannove anni e l'immenso d'innanzi,
un muro di possibilità da scalare e l'abisso
nel suo lento avanzare da dietro.
il pensiero non fa tempo a nascere che in fretta muta,
foglie d'erba lasciate alle stagioni e al loro variare di colore.
e chissà se mai qualcuno si chiede dove va,
io lo faccio ad ogni passo, quanti i dubbi.
risolutezza;
questa di certo è una qualità che mi è stata riconosciuta
eppure io non la sento più tanto vera.
e poi mi chiedo, se questo penso adesso,
cosa sarà nella mente un giorno?
forse il pensare al passato, ma già lo faccio.
non vorrei svegliarmi un bel mattino e scoprire
che è tutto un sogno perchè se c'è una cosa che so
è che i sogni per quanto voluti non si avverano.
un giorno morirò, è giusto, e chissà se la lapide dirà qualcosa;
qui riposa colui che non ha vissuto
perchè preda della diffidenza e dei suoi pensieri.
magari non sarà così, e lo vorrei, dopotutto la strada è lunga.
"La buona pioggia è di là dallo squallore,
ma in attendere è gioia più compita"
sento di poter fare miei per un po' questi versi,
anche se tra Montale e Gatto non saprei chi scegliere.
adesso però ripenso a quelle parole trite
e mi sento vuoto, pronto per riempirmi di nuovo.
non ho canzoni o melodie oggi nè quadri in testa,
osservo le 5:30 passare e prima di accorgermi del tempo speso
voglio ripetermi la contraddittoria verità.
ho peccato contro me stesso,
contro il mio pensare ed è la notte a dirlo
che nel suo danzare di voci, lenta, si veste d’azzurrognola alba.
a.G.