al terzo giro di chiave s’apriva la notte
smarrendo di continuo il gravare delle costellazioni
qualcosa
raccattavo dalle cime inarrivabili del pensiero
strusciandola sul naso che sorrideva
in quel tempo
s’ammucchiava la fine del tempo
o forse lo credevo
scarabocchiava una nube d’inchiostro
sopra il seno lattiginoso e dolente della luna
era un idioma incomprensibile murato nel vetro
non partoriva la parola
restava astrusa, non si traduceva
derelitta restava in
attesanonattesa
al terzo giro di chiave la notte si richiudeva
azzannata ai polpacci dall’aurora che tutta gonfia, nuda e rosata
aveva il volto di polline d’ape e zampe
di ragno australe
e così avvelenata la Nera Regina non poteva più parlare.
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il mio vivo ringraziamento a chi mi legge e commenta, i miei attuali tempo non mi concedono che il salutarvi con un nuovo testo
un grande abbraccio in Poesia