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Pubblicata il 29/04/2013
Nell'or ch'affanno preme e tedio coglie
il core mio da troppe cure attorto,
qual fior negletto e chino, quasi morto,
che spina graffia e avvinghia e 'l fiato toglie;

nell'or ch'a tutti requie e pace reca,
e 'l vil pastor al par del rege tace,
ed al disiato soglio quieto giace,
nell' aspra notte i' veglio in speme cieca.

veglio. E 'l pianto mi doglie allor che d'ella
la viva imago incorro, qual arciere
che goffo cerva insegua lesta e bella.

e appena sfioro le corna sue nere,
ecco spare, e divien lontana stella:
sì ch'io giaccio solo, a vegliar le sere.
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