Chi sei, vaga creatura
ch'un dì trovai vagando assorto e schivo
al franto ciglio d'un'aspra fessura?
quel d', ricordo, un rivo
lento scorrea lontan nel verde e placido,
gl'augel cantavan lieti, l'aria assorta
sognava quieta; e tu giacevi morta.
ricordo, sei una rosa:
scorgo i petali tuoi or franti e sparsi,
vago ornamento di novella sposa;
grigi color riarsi
il fusto torto e calpesto or tingono,
e chino il capo deriso è adagiato.
chi, o indifeso, t'uccise spietato?
forse la man crudele
qui ti lasciò d'amante infelice?
sei spenta imago d'un cor fedele
soffocata coltrice
d'amor non corrisposto, aspro e gelido,
eppur sincero; ed or, rosa di vita,
come quel cor, qui tu giaci perita.
o dell'animo umano
tu sei il bello, il buono e l'onesto?
l'uomo scegliendo un mondo sì vano,
crudel, disonesto,
vuota seguendo una vita ed arida,
uccise di sé la parte migliore:
tra pietre sparse il rosso tuo icore.
forse di giovinezza
sei il fior sì forte e pur sì vigoroso?
or volgi mesto alla fosca vecchiezza:
fosti un dì rigoglioso
ed al purpureo fiorir, al culmine
di dolce età, improvviso sfiorisci:
cadono gl'anni, e lento affievolisci.
d'Autunno sei presàga,
morta e spoglia stagione dell'anno,
livida madre del gelo che allaga
l'alma colma d'affanno?
anche tu, eco di vita, dall'avido
tempo vorace erosa sei stata,
morente avanzo d'un'era passata.
chi sei allor, che tanto
meco mi fai ragionar in sì gravi
e alti pensieri, che opprimono il canto?
come morta posavi
tra vita e gioia d'intorno, tu pallida?
sei Amore, Bello, Vita, e Morte assieme:
di tutto, or so, sei bòcciolo e seme.
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