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Pubblicata il 25/04/2013
La ctonia e amata figlia lascia il ventre terreo,
demetra in cuor scaldata volge i clivi fertili:
il dolce lauro incenso sparge ai sensi nobile;
lo splendido corbezzolo dona il dolce nettare;
la salvia e il rosmarino cingon pietra sterile;
natura vittoriosa, ogni pianta ch'umile
gloriosa poscia sorge oggi teco celebra.

l'euforbia al Sol si staglia sopra il rosso sanguine:
nel ventre della terra molti i corpi putridi.
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uno florilegio di classicismi inusuali in questi versi tuoi che lasciato l'endecasillabo, ne consevano comunque cadenza e spessore. Google aiuta in questi casi.. sergio

il 26/04/2013 alle 05:56

Ti ringrazio! :) Il metro è un tentativo di trasportare l'antico verso saturnio in italiano e devo ringraziare un collega il cui contributo è stato fondamentale in questa ricerca.

il 26/04/2013 alle 10:12

L’inizio e la conclusione si abbracciano dando ancor più forza all’ode: dee sotterranee e corpi putridi. Suggestivo il richiamo alla divinità della terra e particolare il verso che si adagia incantato su piante generalmente trascurate dalle penne, fatta eccezione per il lauro.

il 28/04/2013 alle 11:36

Grazie per il commento! :D

il 28/04/2013 alle 12:20