Spesso l’ingegno lirico scaturisce da “silenzi” come questi, ma quando intenerisce l’animo, allora è poesia. Il linguaggio angosciato di questa velata tristezza crea un susseguirsi di figurazioni malinconicamente interiorizzate che solamente una delusione d’amore poteva ispirare. Il finale poi è il sigillo di un re: “non c'è peggior silenzio di quello scaturito dalle proprie scelte!”
un peccato che un testo così intenso e profondo abbaia avuto poche affluenze scritte, almeno è stato ripagato con le letture...mi è davvero piaciuto un canto, uno stridio che vorrebbe quasi sapere di disperazione ma neppure quello riesce, troppo forte il dolore forse...che cova e cresce nel silenzio....mi piace tantissimo il finale, profondamente vero...complimenti Gian...andrea, ciao^^
Grazie Andrea e grazie anche ugomas, mi fa piacere sapere che questo stridio sia arrivato così intensamente!