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Pubblicata il 11/04/2013
Stride
questo silenzio,
fatto di polvere
levata
da un cuore
che tanto aveva cantato
ed ora,
il silenzio!

compagno pallido
di un icona mai accesa
di un caduta in discesa
fatta di rotolanti
capitomboli
e,
tu non eri la a tener
la mano
io non volli
tu non volesti
noi,

ma quel noi
rimarrà per sempre
anche se
sembrerà un
soldato inerme!

triste,
è il vento
oggi
triste, tra
le Francesi foglie
un'esca urla
e sa di aver ferito la sua preda
o il suo carnefice!

nessuno ha ruoli
nella battaglia dell'Amore
quello puro
che io
ho provato
che tu hai assaggiato
che, noi abbiamo sublimato!

con la Poesia lo abbiamo
elevato
ed ora
caduco, resterà nel cielo
stellato!

anzi no, resterà
laddove cielo e mare
non si toccarono mai
ma fecero
per ore l'Amore!

silenzio!
rombante
suono, inerme
nelle
mie orecchie.
silenzio!

non c'è peggior
silenzio
di quello scaturito
dalle proprie scelte!

stride!
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Spesso l’ingegno lirico scaturisce da “silenzi” come questi, ma quando intenerisce l’animo, allora è poesia. Il linguaggio angosciato di questa velata tristezza crea un susseguirsi di figurazioni malinconicamente interiorizzate che solamente una delusione d’amore poteva ispirare. Il finale poi è il sigillo di un re: “non c'è peggior silenzio di quello scaturito dalle proprie scelte!”

il 12/04/2013 alle 13:01

un peccato che un testo così intenso e profondo abbaia avuto poche affluenze scritte, almeno è stato ripagato con le letture...mi è davvero piaciuto un canto, uno stridio che vorrebbe quasi sapere di disperazione ma neppure quello riesce, troppo forte il dolore forse...che cova e cresce nel silenzio....mi piace tantissimo il finale, profondamente vero...complimenti Gian...andrea, ciao^^

il 12/04/2013 alle 16:16

Grazie Andrea e grazie anche ugomas, mi fa piacere sapere che questo stridio sia arrivato così intensamente!

il 12/04/2013 alle 17:28