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Pubblicata il 09/04/2013
Le tue parole sconnesse
profferite come in un delirio
mi dicono tanto di te, mi palesano che non stai bene, anche quest’estate,
sei quasi caduto in mare, pensando ad un mio verso, barcollante.
Debole come un bambino. Mi parli di silenzi e di baci non dati,
di cose non dette e dei diluvi di parole soltanto scritte.
di quel poco che ci sovrasta come macigni, del vortice d’aria e di musica che ci trasportò negli abissi e nei cieli più tersi.
Raccogliere nuvole per farmene dono è sempre più dolce che una rosa, raccogliere quadrifogli, come gioielli di giada mi fanno ridere gli occhi e me ne adorno i polsi e i lobi, e ne appunto qualcuno sul risvolto dell’anima…
ti vengo a cercare ancora nelle corsie dei giorni
mi chino su di te e ti tampono lo scroscio di sudore col bianco cotone di carta delle parole che mai hai udito…
ma il cuore non sa fare nulla, può solo sognare, soltanto sognare, impazzire e tacere, desiderare e morire. Attendere e sostare sulla soglia del tempo.
Ti voglio donare il rosa di tutte le albe, il rosso di tutti i cieli che al tramonto sanguinano di nostalgia. Ti voglio donare il sole di tutti i mezzogiorni.
Le prime pallide lune che si affacciano timide sul cielo della giovane sera, ti voglio donare le perle più bianche e il rosso dei coralli marini più celati nelle distese dei fondali,
voglio tornare a fare quel viaggio con te…Su quell’aereo di carta.
Scrivere ancora mille volte “Sì” quando tornerai a chiedermi con la voce tremante
“Vuoi fare un tratto di strada con me… sui prati azzurri della luna?”
e io ti guarderò negli occhi e sarà come se ti conoscessi da sempre, come se avessi vissuto mille vite con te, come se tu fossi stato il mio unico amore, il mio unico Uomo, venuto dal mare, con le mani colme di sabbia e di conchiglie d’oro.

e ancora ti chiederò se mi hai pensato, e come, e quanto, insistente come una bambina che necessita di certezze, di carezze e di sorrisi ampi come le lune novembrine.

da tempo la vena rossa delle mie poesie si è inaridita e a stento so dire due parole, di circostanza, abusate, sterili, prive di fuoco e di sapore.
Ho chiusa l’anima con mille giri di catene, e il chiavistello è assediato dalla ruggine del tempo, passato nella reclusione delle ore, temibili come eternità immobile. Come la sabbia rosa delle clessidre che precettata dal fato più non scorre.
la sera mi siedo sulla seggiola rossa di fronte alla luna e parlo da sola, sottovoce come se tu fossi seduto al mio fianco e respirassi i miei stessi respiri di grano, e bevessi allo stesso calice della lontananza. E ti stringo le mani, e ti dico: son fredde…
vieni a rubare un po’ di tepore dalle mie mani di brace.

E parlo con parole sconnesse…
Come in preda a un delirio
senza fine!
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Brano altamente artistico: lodevole per i suoi scenari toccanti e inusuali, meritorio per i requisiti intrinseci di sognatore autentico romantico, meritorio per il distacco da una realtà pur trepidante in un animo impaziente e innamorato. Un contesto così genuino e commovente non potevi plasmare meglio.

il 09/04/2013 alle 17:04

bravo :-)

il 09/04/2013 alle 17:45

Anna... Sei fantastica! TVB patty

il 09/04/2013 alle 17:52

molto dolce.. letta d'un fiato e cn la malinconia nel cuore.. a presto francesca

il 09/04/2013 alle 19:43

Mi calzano a pennello le tua parole Anna complimenti.e buon mercoledì.Baci Marygiò

il 10/04/2013 alle 08:20

testo di grande sensibilita'e stile personale,molto bello marinella

il 10/04/2013 alle 21:11

Ottimo testo, scritto con una sensibilità stupefacente che apre il cuore alla speranza di una proficua crescita interiore verso le direzioni più luminose della vita. Merita più di un semplice plauso, complimemti mia cara. discri

il 13/04/2013 alle 09:01