PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 29/03/2013
in quei Sabato Santo, non so quanti.
sono passati più di sessant’anni,
mentre suonavano con rintocchi forti
a festa e in lontananza le campane,
la nona Nina ci chiamava tutti
e poi gridava storpiando il latino
di quel Christus Dominus Resurrexit
il Signore Gesù è risorto come
sempre storpiava la domenica
a Messa ma lei non solo quel
regina Sanctorum omnium
in un dolce e caro nei ricordi
regina Santaromanium:
tutti chiamava me ed i miei cugini.
pronta già l’acqua raccolta
dal secchio in fondo al pozzo
per bagnar gli occhi ad evitar
secondo la credenza contadina
malocchi o peggio malasorte,
già pronti campane e campanacci dalle stalle
tolti dal collo delle mucche e dei cavalli
già prese dal camino quelle di ferro lunghe
catene per fare compagnia con squilli
suoni e un festoso chiasso alle campane.
quattro eravamo a far festa, io
Peppo, Angelo e il mio Battista:
oggi il Concilio ha cambiati i riti
non più il Sabato Santo è giorno di campane,
giace ancora Cristo muto nel Sepolcro,
non posso giudicare e non devo giudicare
penso al passato mi mancano non solo
le campane, i campanacci e le catene:
sono rimasto solo, corre triste il pensiero
ai miei cugini che da tempo alla nonna
fanno compagnia là in Motta Visconti, al cimitero.
  • Attualmente 0/5 meriti.
0,0/5 meriti (0 voti)

questa tua poesia mi ha riportato alla mente la mia infanzia che si svolgeva come la tua,uguale uguale anche'io non giudico il cambiamento dei termpi,ma rimpiango quel sabato santo pieno d'atmosfera .grazie di avermelo regalato proprio cosi'.marinella

il 01/04/2013 alle 11:13