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Pubblicata il 28/02/2013
inquieta calma pervade il mio corpo,
scaravento parole dal cielo,
tuoni sacri nati dall'olimpo
punizione corporale mia e altrui.

mi nutro dell'oblio,
per scovare verità,
caro prezzo pago per trovare l'uscita,
dal labirinto del grigio.

ho subito il nero resistendo come uno scoglio,
ora reclamo il bianco,
chiamami ossimoro.

innumerevoli i cadaveri lungo il cammino,
ma non torno indietro,
non sono il figliol prodigo,
me li tatuo nell'anima,
come le rose di Caino.

l'irregolarità della mano divina,
basta un tremolio,
e crack,
il legame si sgretola.

sacrifici e miseria mi hanno forgiato,
amori rotti mi hanno allattato,
ma intanto la campana ancora non suona,
ed io sono ancora ritto in piedi.

la compassione?
quella è per le vittime,
io la scanso e scalcio lontano,
io non ne ho bisogno.

mi sono fatto da solo,
creta modellata per sopravvivenza,
in una vita o nell'altra io avrò la mia vendetta.
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Ti sei fatto proprio bene.... e hai curanto anche la tua preparazione. Bravissimo. Buonasera. Ugo.

il 28/02/2013 alle 18:55

grazie,ci si crea con i soli mezzi che si ha a disposizione,una buona serata anche a te

il 28/02/2013 alle 20:10

pako non so se la poesia rispecchi te stesso ,sacrifici e miseria mi hanno forgiato allora qualcosa in comune abbiamo pero' i tempi sono diversi ora tutto e' piu' cattivo, ti auguro che dio ti dia la mia stessa strada tu sei giovane e il mondo e' piu' difficile ciao

il 06/03/2013 alle 18:15

è chiaro che il soggetto in questione sia io,ovviamente le difficoltà ci sono e ci saranno sempre,ed è vero che più passano gli anni e più la gente si incattivisce,grazie per l'augurio,un caro saluto

il 09/03/2013 alle 11:00