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Pubblicata il 19/02/2013
L’aquila della gelosia dalle nere penne
di ematite dagli artigli di realgar e di pirite
inseguendo con macabra danza nel giardino
fatato d’alberi d’ametista e di fiori da corolle
tutto diamanti e rubini il fringuello dell’amore
dal petto rosso di lepidocrocite spezzò nell’urto
la statua con venature lievi d’ortoclasio
delle speranze mie verde smeraldo e dei miei
sogni zaffiro blù manto di Madonna, dei colorati
come corindoni desideri e di modesta latta
alfin quelle più modeste aspirazioni.
volaron così in alto atomi di silicio e di alluminio
particelle elementari ioni elettroni e poi mesoni
e tramortito questa fu la mia terribile visione:
si fanno guerra i miei quattro Cavalieri dell’Apocalisse,
per spade comete fiammeggianti e brandelli di Via Lattea
a forza strappati qual scudi punteggiati da nascenti nane,
si scuote il firmamento per l’agone, galoppano
i destrieri dai quattro angoli del Mondo
sfiorando galassie e cieli sconosciuti guidati
dai quattro cavalieri intenti alla tenzone, così
atterrite, turbate dai frastuoni di colpi parati
e fendenti fiammeggianti andati a vuoto,
si scambiano le stelle le Costellazioni, ne nascon
nuove di forme spaventose e nomi strani,
si perdono nel cosmo, meno la Terra, i pianeti conosciuti
ribollono gli Oceani, fiumi infernali fin qui ignoti
portano ai mari sostanze fetide e melmose lanciate
da bocche arroventate di vulcani, non più montagne
spianate e distrutte tutte le vette solitarie del pianeta.
questi gli accadimenti, questo il caos l’apocalittica
vision, nulla al confronto, rottosi in frantumi
l’opaco simulacro, perdute le speranze
spenti i sogni dell’agitarsi tumultuoso
ribollente del mio io e dei miei pensieri.
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