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Pubblicata il 08/02/2013
Paure…

Paura di dover abbandonare
il presente
per accogliere un altro richiamo,
insopprimibile;
paura di essere trattenuto
quando oltre un colle
c’è un’attesa nuova;
paura di dover lasciarsi alle spalle
la vita,
senza nulla ricordarne.

Paura di non riconoscersi;
paura di guardare ancora avanti,
lasciandosi incamminare
per la strada in salita
e al primo batticuori volgersi,
già da stanchezza e gioia
esaltati ed oppressi a guardare
le valli azzurre per la lontananza,
azzurre le valli e gli anni
che spazio e tempo distanziano.

Paura di sentire quel momento
- certo illusorio, ma esaltante –
di non aver legami.
Paura di appartenersi,
ogni volta per la prima volta,
di far parte intensamente di sé,
di poterne disporre a proprio agio;
nel ritrovare che significhi ancora
essere guidati dai propri sensi,
quale sia il sentiero intrapreso.

Paura di una stanza vuota,
abitata dal fruscio dei fogli,
dal respiro di un computer, dal ticchettare
di una mano concentrata su una tastiera;
nel disperato tentativo
di scrivere versi, di fissare pensieri
che ridiano senso a una vita
che già intravede il traguardo: quale non sa.
Paura di tutto e di niente,
per cui possa dire: sarà ciò che sarà…
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