Fatica il merlo,
nera macchia dell'aria;
zuppo di pioggia s'arresta
a dondolar sul ramo de secco pruno.
Se l'alba era nebbia,
ora il cielo è nebbia
ed il mondo un'eterna culla
per uno scosciante pianto.
Anche il pettirosso
piccolo piumato bagnato frena;
s'un verde sasso sta a riposare
poi nell'istante che esplode il tuono
riprende a volare.
Questa natura che poco s'arresta
e non ode il lamento dell'uomo suo figlio.
L'ha abbandonato dopo che lui l'ha scacciata.
Ma diversamente dagli animi lei non è crudele
e seppur nella morte lo riabbraccia.
Fremono gli abeti,
giochi irrequieti di vento
che batte e ribatte le imposte
di case sempre più vuote.
Nessuno che accolga il peregrino,
fuggiasco istante di vita.
E nel cielo che piange un suono;
poi il silenzio ed il nulla delle strade.
A.G.
- Attualmente 4.33333/5 meriti.
4,3/5 meriti (3 voti)