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Pubblicata il 02/02/2013
Fatica il merlo,
nera macchia dell'aria;
zuppo di pioggia s'arresta
a dondolar sul ramo de secco pruno.

Se l'alba era nebbia,
ora il cielo è nebbia
ed il mondo un'eterna culla
per uno scosciante pianto.

Anche il pettirosso
piccolo piumato bagnato frena;
s'un verde sasso sta a riposare
poi nell'istante che esplode il tuono
riprende a volare.

Questa natura che poco s'arresta
e non ode il lamento dell'uomo suo figlio.
L'ha abbandonato dopo che lui l'ha scacciata.
Ma diversamente dagli animi lei non è crudele
e seppur nella morte lo riabbraccia.

Fremono gli abeti,
giochi irrequieti di vento
che batte e ribatte le imposte
di case sempre più vuote.

Nessuno che accolga il peregrino,
fuggiasco istante di vita.
E nel cielo che piange un suono;
poi il silenzio ed il nulla delle strade.

A.G.
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