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Pubblicata il 30/01/2013
Celata nelle pieghe del tempo
una storia rivive tra le nordiche nebbie
nell’ultimo tramonto del cuore invernale.
Sulle prime note dei baghèt la notte apre il cielo;
uomo donna e bambini viaggiano rapiti dal passato
e riprende forma la notte della Giubiana.

Nell’ora buia
il terrore animava la veglia e non portava sonno,
l’alta signora dal piede rosso giungeva
e varcata la soglia saliva le scale dal cigolio incalzante.
Cercava il bambino,
fonte di vita sorgente di forza.

Mentre cieca di furore s’avventava sull’anima tremante
nelle case vicine il terrore cresceva,
presto a loro sarebbe toccato l’infausto destino.
Ma d’un tratto la notte fu squarciata da un grido.
Accorse la gente e vide lo spettacolo di gioia e dolore;
la Giubiana agonizzante nel sangue ferita dalle lame segrete.

Il popolo del paese scoprì che la giovane madre
per salvare la sua bambina aveva cucito un fantoccio
le cui viscere non erano stoffa ma aghi e lame affilate.
Festosa la gente scese in piazza a ringraziare la donna
e insieme bruciarono la strega e la sua preda
nella speranza che l’alba portasse altra gioia.

Ecco s’accende il grande rogo,
tutti assistono alla morte delle paure e delle tristezze,
e ascoltando il suono dei balli le vedono scomparire in ceneri
trascinate dalle mani del vento verso l’alba futura
ove la speranza è un fiore nascente
anche nel più gelido dei cuori.

A.G.
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Non ho più parole per commentare i tuoi capolavori, sei fonte inesauribile di emozionanti scene che traduci in poesia. Ciao patty

il 31/01/2013 alle 07:28

Una dote, quella di affabulatore, che non ti conoscevo ancora, certo per la mia scarsa frequentazione dei tuoi scritti. Questa tua è una sorta di anello di congiunzione tra la prosa ed il verso di una ha l'eloquenza e dell'altro la visione immaginifica, misurati e calibrati entrambi gli stilemi, a crearne uno che è un tuo segno peculiare. La Giubiana o anche qui il Geneè, sono quei riti che nei territori a vocazione rurale compiono l'esorcismo sull'inverno e timidamente propiziano l'arrivo del disgelo, che si tramendano e si persdono nelle brume della bassa o della brughiera. sergio

il 31/01/2013 alle 14:05

grazie cara atena, ti abbraccio Andrea.

il 02/02/2013 alle 14:42

Mille doti più una caro Sergio....no scherzo, francamente non credevo sarrebe ucito un buon lavoro perchè temevo una stonatura tra prosa e poesia.. ma le tue parole mi fanno capire che forse qualcosa di buono è uscito, riguardo la tradizione della Giubiana, volevo cogliere un aspetto della vita significato tra la gente, in oltre sono feste, eventi questo ed altri che mi sono rimaste sin da piccolo quando le vedevo in paese per la prima volta... grazie del gradito passaggio, ciao Segio Andrea, ps, perdona anche me se ho trascurato di leggerti. Un saluto Andrea.

il 02/02/2013 alle 14:45