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Pubblicata il 29/01/2013

Stringi le labbra
per fermare
un pensiero che passa veloce
senza voce,
ma ti scappa un sorriso
così
naturale e improvviso
mentre lasci nell’aria un’eco di frasi mute.

Parliamo per sciogliere
i lacci pungenti
annodati a dovere
durante le attese infinite
e i ghiacci roventi di parole non dette,
non scritte,
non pensate
precipitate in gocce.

Dove siamo adesso?

Sterilizziamo il taglio,
senza far niente per chiuderlo
o curarlo.
Non vogliamo guarisca.
La punizione eterna del tormento
è garantita dal sale sparso con generosità,
per evitare l’infezione della carne.

Brucia,
brucia da morire.

Elementi carenti,
anche semplificando il quadro
si arriva solo a vedere con occhi miopi
che ancora non comprendono
la grandezza.
Siamo così piccoli di fronte a questa eternità,
sfioriamo il pavimento
e crediamo di essere caduti, precipitati
ma, in prospettiva rovesciata,
non è polvere quella che abbiamo sui palmi e sui ginocchi,
bensì bave di vento
perché abbiamo assaggiato il frutto proibito: l’infinito.

Che sapore ha l’infinito?

Sa di trecce di pane
e profumo di miele caldo
che resta addosso
mentre si solidifica
in un ricordo appiccicaticcio.

Si pronunciano quelle parole
da usare solo in caso di emergenza
che durano in eterno
ma che si cancellano subito…
\adesso, così, mentre mi parli sei così vicina che ti sento addosso…\

È un prato d’onde di parole
che arrivano impetuose,
cavalloni impazziti,
s’infrangono sulle nostre coste,
travolgono,
spazzano,
spezzano
e si ritirano
lasciando sulla spiaggia
cumuli di alghe e idee rifiutate.
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ecco, con questa superi te stesso...

il 29/01/2013 alle 16:45

Veramente bella, emozionante. Complimenti.patty

il 30/01/2013 alle 07:27