Seduta,
la testa appoggiata
alle ginocchia,
le braccia intorno alla gambe
conto il tempo che
resta nello spazio sconfinato e silenzioso
tra un respiro e l’altro.
Fuori
è notte nelle case,
poche le finestre accese,
scruto il cielo,
guardo le stelle,
cerco la Via Lattea
che da qui non si vede,
non si vede più.
Una tazza di notte
da sorseggiare
su una terrazza nel mondo,
prima che inizi ad albeggiare.
Una fetta di Luna a metà,
come limone
spremuto nel tè,
goccia a goccia
rischiara il cielo nero,
nell’attesa del ritorno
del giorno.
Tutto è più chiaro,
adesso,
anche se
tutto è lo stesso.
Con le mani a conchiglia
trattengo un alito d’aria:
respiri in onde,
risacche di battiti di cuore,
silenzi sovrani
riecheggiano vicini e poi sempre più lontani. Vicini e poi … sempre più lontani… lontani
creando un’illusione di mare.
La meraviglia
esplode negli occhi e
cade dalle ciglia,
assaggio una goccia: è salata.
Non sto piangendo
è solo la salsedine.
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