Lunghi viaggi senza remore,
vie di luce per l’abisso.
Voci che non scordi più,
acute grida senza fine.
Tu un orgoglio da torturare,
narcisismo da deflagrare.
Un debole intento
del finto tuo amare.
Tu un presagio da scongiurare
un desiderio d’abbandonare
per sentirmi vivo,
prima di andarmene.
Una sensoriale fuga,
per zone adopelagiche.
Divorandomi l’anima
un atto di consolazione.
Tu un incendio da soffocare
un uragano da imbrigliare.
Un debole istante
che ferma il cuore.
Tu un inganno da rivelare
una falena da sezionare
per sentirmi vivo,
prima di andarmene.
Tu un orgoglio da torturare
un ricordo d’abbandonare.
Tu una carcassa da smembrare
una ferità per sanguinare,
senza un rimpianto
senza alcun pianto,
per poi andarmene.
A.G.
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