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Pubblicata il 19/12/2012
Osservare le stelle;
pensarle eterne, immaginarle vive,
non lo faccio più.
Banale; così lo definiresti.
Eppure ho sempre creduto
nella banalità delle cose;
banale è sinonimo di perfetto.

Sbagliare una divisione per dimenticare il resto
era lo stesso che cogliere un fiore
e lasciarlo appassire al sole,
o tenerlo da solo tra le pagine d’un libro.
Adesso cosa diventa guardare orizzonti?
Pensare un gabbiano, vedere un gabbiano, essere un gabbiano;
volere l’impossibile per essere più semplice, che banalità.

Distesa di blu, distesa di nero, distesa di bianco;
uno sguardo, l’immenso e il resto.
Cadrà l’edera da un muro, cadrà il corpo da un dirupo
e sarà la pace ascoltarlo, il corvo cantare.
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Una cosa è certa Andrea,i tuoi versi non risultano mai banali,e comunque basta cambiare il modo di vedere..ed il cielo,il mare,l'orizzonte saranno diversi,un caro saluto

il 19/12/2012 alle 14:33

Forse la ragione è sempre la stessa Andrea, evadere dal presente per un mondo sognato e destinato al risveglio.

il 20/12/2012 alle 11:45

Ti ringrazio pako, anche se come avrai notato dalla poesia la banalità, quella costruttiva perlomeno, la trovo positiva...concordo con te, bisogna imparare ad avere nuove prospettive... ti saluto Andrea.

il 20/12/2012 alle 17:01

Mi piace airon la tua soluzione...poter trovare il mondo che si è sognato... sempre mirati e belli i tuoi commenti, ciao Andrea.

il 20/12/2012 alle 17:02

bravo :-)

il 13/05/2013 alle 18:13

grazie cangio^_^

il 13/05/2013 alle 18:22