Furbi e minchioni
Da due ore siamo in fila e la coda non si muove
lo sportello della posta è già pronto alla chiusura
quale iella che sfortuna qui bisogna ritornare
poi si sente una vocina ho la mamma all’ospedale
grave prossima a morire su lasciatemi passare
commozione generale su lasciatela passare
sorridente eccola là la sua pratica sbrigata
giro l’occhio e per caso guardo là fuori
sull’opposto marciapiedi ride pure una vecchina
la mammetta sì morente della furba signorina,
in attesa seduto sono nel salone dell’ infermeria
già il sangue cavar mi devon per poi questo analizzare
alto centoventitre il progressivo bigliettino per entrare
non so quanto il tempo in ansia dovrò quindi qui aspettare
anche qui caso non strano una voce forte roca strafottente
senza in faccia alcun guardare lesto del laboratorio
apre la porta e poi grida come a se stesso: “con l’infermiera
devo sol parlare”, dopo cinque o sei minuti poi riappare
questo tale con al braccio un vistoso cerottino e ridendo
infin saluta quel centinaio me compreso di minchioni.
Ai parcheggi alle vie prese contromano non si contan le furbate
quanti invalidi tu trovi pure medici fasulli lì mai visti residenti
patacche false sui cruscotti momentanee di disabil carrozzine
non più oggi patria Italia di poeti navigatori santi
ma di furbi e di furbetti e per equo contrappeso di fresconi.
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