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Pubblicata il 13/12/2012
Giusticidio
(inverso di una benemerenza)

C’è uno spazio spezzato
che cerca d’affrettare l’effimero raggiunto
bicchiere mezzo vuoto di soddisfazione

piccolo parossismo del piacere immaginario, immaginato
che sfigura in rammarico nemmeno degno di rimorso
vissuto precluso che addensa in veniale e non manteca la colpa

Lo strozzo del desiderio deforme
voglia svogliata a ripetizione
neanche incessante
controfigura di pulsione

Si salverebbe amore
che l’imperfetto perplime
laudando il concepir tempo eliso

vano vaneggiare che in memo tempo elude, eludendo
magnificat di voce bianca
che nello spengersi svanisce
e se s’appropria prescinde
svelando l’umano tribolar svilendo

Così sussegue la mia non-vita che sin dall’apice pende (mimando forieri abissi)
peccando senza nerbo l’ignavia d’ogni giorno trapassato
dolore mesto e misto
che si riconosce e al tempo stesso stranisce
dolenza che rimembra inedia, preclude amor e sibila credula mancanza
equilatero che a ben veder mi cerchia
come l’insonnia in cui mi sveglio madido
a rinverdir l’umano scempio
di concepirmi tale
mancando di conseguere
come giusticidio dovrebbe.
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