un quadro della solitudine, ma con colori splendidi...
un abbraccio
Lowen
il riflesso di luce sul mare, che ferisce e riempie gli occhi…sembra scuotere e ricordare che non siamo soli, ma questa consapevolezza passa attraverso lacrime e solitudine, bisogna allontanarsi da se stessi e dal mondo per poter permettere alla luce di oltrepassare la barriera della nostra resistenza razionale e accoglierla nell’anima….solo così, come semi potremo germogliare e diventare pianta vigorosa. Ma non abbiamo pazienza, è vero, la pazienza di aspettare, di sopportare il buio e alla prima occasione distraente ci lasciamo deviare e torniamo indietro, accantonando il bisogno di andare oltre la realtà sensibile, ritrovandolo poi ancora più doloroso negli inevitabili momenti di sofferenza.
queste due ultime tue, la vela e come semi, mi fanno pensare a due momenti dello stesso viaggio dell’anima verso l’apertura al divino, che pure presentiamo ma che non sappiamo accogliere…è il tuo viaggio personale ma può essere il viaggio di tutti o di molti…
mi sono piaciute moltissimo tutte e due e le ho sentite particolarmente.
Ti abbraccio
eos
in effetti sono scritte a distanza di un giorno...Aldilà del fatto contingente, la causa scatenante, si, possono essere due tappe di uno stesso viaggio..ti ringrazio molto cara eos
ti abbraccio
Chissà perchè i ricordi gravitano in un contesto che affascina nel bene e nel male, ove sembrano conchiglie, sassi o alghe, leggeri o pesanti come i pensieri. Le onde leniscono gli affanni perchè li cullano e li conducono con sè. La chiusa è di pregio.
Il mio saluto.
Come ti capisco arturo
in questa tua hai evidenziato
la vera e profonda solitudine
con grande maestria amico mio.
Dobbiamo convivere con essa sempre
con tanto affetto.
Marì
Siegfried aveva una spada negli occhi, ti stai facendo nibelungico? rich.
un nibelungo napoletano...mica male come miscuglio..
grazie mia cara