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Utente eliminato
Pubblicata il 09/11/2012
Chiuso tra tende di nero velluto
del mondo impazzito rinnego schiamazzo,

candela deforme fiorisce danzando

tingendo d'etereo confini di pietra.
Il corpo m' è oggetto già dimenticato,
il corpo m'è tedio dell'essere nato,
nessuno potrebbe appellarsi a reclamo
che il cor m' ho velato con vitrea esistenza.

Il corpo m'è gabbia, il corpo m'è grida,

s'aggrada al sentirsi infecondo di vita,

menzogna appurata è speranza infinita
che apatiche risa la mente conviene.

Il corpo m'è sguardo nascosto nel buio,
m'è verme vorace di tenebra e fango,

m'è nausea di linfa che in vena pulsando
mi lascia inquilino d'un tempo restante.

Il corpo strisciante la bile rigetta,
rispecchia contorni di sagoma infetta,
burlare la morte si dolce lametta,
è ossequio finale per l' Ade che aspetta.
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