Per un sentiero vado e chiedo
dove sono corse le tue parole,
su quali bastimenti,
su quali onde boccheggeranno
senza il conforto dell’addio,
assaporerò l’amaro del domani,
inquiete le labbra delle tue
ancor dischiuse e mai saziate,
uno strofinio senza posa del dolore
che giace e rivendica amore.
Dove rilascerò i miei pensieri?
Se l’alba è nuova e circospetta,
infantile come te, una stagione,
passeggera tra nidi e fiori,
riconosciuta tra le anse del corpo.
Vado e chiedo se i solchi
sono della penna, del mare,
della scia che rilascia il mio dolore.