E' l'incanto che irrompe nel tuono;
porta la serenità dell'ebano
ad occhi che solo ombra conoscono.
Il ricordo che suscita porta dolce dolore
nell'affogare dell'occhio alla tazza di caffè nero.
Con il becco canta un grido lontano;
l'abbandono freddo del giorno caldo
all'urlo dell'ultima imprecazione segreta
allo sbattere della ferraglia alla siepe
nell'addio graffiante d'un cancello tremante.
L'occhio fisso come l'eternità dell'erebo cattura;
lo scalciare pazzo allo spostarsi dell'auto
in cerca d'un luogo che doni accoglienza
e non solo i fiori della ripetuta sofferenza.
Più di tutto il piangere a mura nuove già invecchiate.
L'ala si spiega con la piuma a corona mortale;
il peregrinare incessante di sguardo in sguardo
alla ricerca dello spirito amico che non arriva.
Il comparire d'inaspettate voci che se ne andranno
rimanendo le ombre di ricordi per struggersi.
Il volare del corvo a maestosi incontri di tempo;
tutto un capitolare di ciò che è stato e non sarà.
L'accogliere della bellezza d'un verso nato per caso
nell'attesa d'un nuovo volto di gioia
quello d'una foto che sembra d'un altro.
A.G.