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Pubblicata il 29/10/2002
Sono alla terra
come schiusa di seme
radice erba
nodo
nel cerchio di quercia
di noce,
carezzo la vita
l’eterno
pure i nonsensi
di marmo

Amico
dammi tu ora il resto!
Ascolto questa pena
indulgente ma viva
incalzante quanto basta,
fora la parola
l’asciuga
del suo apprezzabile peso...
dammi il tuo metro
misurami l’Uomo
nel viaggio fantasma...
dammi luce
ché obliqua è la storia!
Lama assassina
attraversa la polpa
e l’osso che resta
è una scoria,
ombra allungata,
l’assordante clamore del sé.
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Molto bella e suggestiva questa tua poesia Max, evocativa di suggestioni sull'hinc et nunc di tutti noi.
Amara consapevolezza d'un vivere che scorre tra le paure del sé, l'ingombro dell'io e l'ansia di trovar qualcuno che t'aiuti a campare meglio.
Hai usato diverse espressioni particolari e intense (assordante clamore di sé,obliqua è la storia, misurami l'Uomo) che denotano una assoluta padronanza dei concetti e dei suoi modi di espressione poetica.
Un abbraccio
Ernesto

il 29/10/2002 alle 08:28

...come una foglia
portata dal vento
io vivo
nell'attesa
di un destino
già scritto

Luigi

il 29/10/2002 alle 08:36

Cogli bene caro Ernesto i connotati essenziali che hanno ispirato questao brano. Parto dalla mia personalissima "radice" alla terra (i miei valori di fondo) e mi rivolgo oltre che a me stesso anche alla considerazione dello sviluppo (evoluzione o involuzione?) del mondo circostante, ove tra l'altro, mi piacerebbe vedere riscoperti i valori della solidarietà e del senso di appartenenza effettivo all'Uomo. Il verso conclusivo si riferisce proprio alla dimensione dell'egoismo che residua nell'individuo dopo l'attraversamento nella storia per così dire "moderna".
Grazie delle consuete parole di stima e di affetto, che ricambio sempre volentieri.
Un caro saluto.
Max

il 29/10/2002 alle 11:43

Carissimo Luigi, molto bella l'immagine poetica che mi regali, capace di cogliere bene gran parte della sintesi sul destino dell'Uomo. Sento in te le comuni fondamenta dei valori nella terra da dove originiamo. Nella proiezione del destino dell'Uomo avrei l'ambizione di pensare anche ad una via non necessariamente già scritta ma che potremmo tracciare almeno in parte attraverso il recupero del senso di appartenenza alla specie umana!
Un caro abbraccio amico.
Max

il 29/10/2002 alle 11:48

Merita il tuo commento una risposta articolata, caro B., che tenterò di contenere al massimo per non annoiarti. E' vero, forse in questo caso il brano è eccessivamente criptico.La chiave è nel titolo chiaro. Mi rivolgo anzitutto a me stesso, partendo dal mio senso di appartenenza alla terra, alle mie origini ryrali e contadine, nello spirito di cooperazione con l'uomo. Nei versi successivi vi è un ideale richiamo al sostegno di ciascuno per le inevitabile inquietudini del vivere, che rischiano di far venire meno il dialogo (la parola che si asciuga), la dimensione elevata dell'essere (la sua statura nel mondo), il suo partecipare alla storia, che vedo orientata più a scarnificare l'uomo (i tanti poteri che si combattono aspramente per prevalere) che ad arricchirlo di idealità e di effettiva appartenenza all'altro, nella dimensione etico-laica per me. L'ultimo verso simboleggia il clamore egoistico che così si produce.
Come vedi non sei distante affatto dal cogliere il senso ultimo del brano. Concludo dicendo che il sé racchiuso e rinsecchito non è (ancora, e spero non lo sia mai) la mia personale considerazione su me stesso ma piuttosto quello che sento intorno prevalere e che mi piacerebbe vedere rigenerato in una dimensione umanizzante e con forte idealità per l'essere, nel riconoscersi umilmente scintilla d'eterno e d'infinito, con enormi potenzialità positive. La mia ingenuità non ha limiti!
Ora tornerò tuttavia ad argomenti meno seri:-)))
Grazie del tuo interesse B. e un caro cordiale saluto.
Max

il 29/10/2002 alle 12:21

Quando i versi sono così ben scolpiti, ove il significante diventa pari d'importanza con il significato di cui è vettore, uno si perde in una doppia emozione, quello che vuoi dire, in cui ti riconosco in pieno, nelle tue istanze che dalle tue radici vanno alle foglie dell'albero, per usare una metafora compiuta, che sono dell'uomo che riflette della sua ricchezza interiore e dei valori che vorrebbe trovare condivisi per costruire un mondo "nuovo" e confacente alla nostra ricca natura di spiritualità estetica e amore, e per il modo, con cui rappresenti le tue intuizioni e sensazioni. Un vero doppio gioiello, molto bello, tra i migliori dei tuoi scritti!
Un abbraccio
Axel

il 29/10/2002 alle 12:36

E' una poesia un pò ermetica ed introspettiva.
penso che volessi fare una analisi generale sulla confusione che circonda tutti noi nel quotidiano.
La metafora della parola asciutta mi da l'idea dell'indifferenza che ormai regna nell'individuo verso i suoi stessi simili.

Dopo un momento di svago e risate ti ritrovo a discutere di situazoini abbastanza serie.
E già, ogni tanto ci può far bene, soprattutto riflettere.

Un sorriso Max!
;-)
M'

il 29/10/2002 alle 12:46

Nel tuo commento, correttamente calibrato graditissimo e illuminante per me stesso, c'è un valore aggiunto rilevante rispetto al componimento in sé: la prova provata di una splendida condivisione in spirito che mi induce a credere ancora di non essere soltanto un inguaribile, romantico, a volte anche ingenuo, illuso-disilluso.
Grazie della tua Amicizia Alessandro.
Max

il 29/10/2002 alle 12:48

...fendenti d'acciaio su
ombre allungate di
coscienze di sasso
piccoli scampoli
di cuore
da falsa luce
foderati...

un bacio grande...cristina

il 29/10/2002 alle 12:51

Vero Pirata. Poesia piuttosto simbolista, ma non inaccessibile, come tu dimostri avendone colto bene lo spirito di fondo. Riflesioni personali che si allargano al mondo circostante, all'altro, per sostenere, come so e posso, il valore elevato di esistere, l'inquietudine degli interrogativi che vale la pena porsi. Sì, piuttosto seri, ma ogni tanto ci vuole:-)
Un carissimo saluto.
Max

il 29/10/2002 alle 13:05

Sempre poetica ed efficacissima nei tuoi commenti Cristina. I tuoi saettanti versi riassumono benissimo il "peso" delle considerazioni di fondo del mio brano.
Ti sono sinceramente grato per la condivisione in spirito.
Un abbraccio a te.
Max

il 29/10/2002 alle 13:13

Vi leggo un desiderio di raccoglimento entro i confini materni della terra quasi a cercare una nicchia nel cui tepore riscoprire il senso di quest'esistenza travagliata dall'acuminata lama dell'inquietitudine. Questa 'pena indulgente', lieve, ma ferale che attraversa il quotidiano che coinvolge tutti e che vorremmo in qualche misura contenere e ricondurre entro i margini di una positiva creatività. Misurare l''immisurabile'...
Insomma...bella, Max !!
Ciao
Andrea.

il 29/10/2002 alle 15:36

Interessante il tuo commento Andrea. La terra (il rurale) sono le mie origini di appartenenza, e da lì sempre si snoda la mia riflessione sul vivente, con le inevitabili inquietudini sui destini dell'uomo d'oggi.
Cogli bene questo aspetto, che tanti accomuna, e che si incanala in termini positivi e propositivi per una complessiva rivalutazione della dimensione "elevata" dell'essere, come speranza di idealità.
Grazie della tua attenzione e a presto.
Max

il 29/10/2002 alle 17:07

Cara Alessandra, hai ragione sul fatto che sia forse troppo criptica questa. Mi è venuta così, piuttosto stilizzata e surrealista nel linguaggio. Tuttavia il significato complessivo è emblematizzato già nel titolo. L'inquietudine (aggiungo serena, in quanto matura) del vivere sapendo di doversi confrontare con orientamenti nell'uomo e nelle cose del mondo che rischiano spesso di restare privi del valore dell'idealità, della partecipazione ai nostri simili, dell'aderenza intima alla semplicità dei bisogni essenziali della vita e dello spirito. Troppe volte viviamo invece da vicino l'egoismo e l'egocentrismo esasperati! Il verso finale è proprio questo.
Un caro abbraccio e a presto.
Max

il 29/10/2002 alle 18:19

...se ogni essere umano si scrutasse così profondamente...davvero il mondo sarebbe migliore...
...perchè scoprirebbe che il vivere soli con se stessi non solo rende arido qualsiasi terreno...credo anche che nessun seme vorrebbe cadere in esso per concimarlo...
..."carezzo la vita"... è vero quel che dici...tu sei così...hai scoperto che la vita è un dono prezioso e la "vivi" come una reliquia...ma quel che hai compreso non lo sotterri come un "talento" lo vuoi far fruttare condividendolo con chi ti è accanto...anche con noi e chi sa usare il cuore non "ti lascerà scappare"...tu stesso sei un meraviglio dono di Dio...ed io lo ringrazio anche per questo
...un bacio...simy

il 29/10/2002 alle 21:26

Cara Simy, troppo buona tu per uno come me che lo è assai meno! E' vero che cerco di scrutarmi e scutare il prossimo con disposizione all'ascolto, ma è pur vero che si dovrebbe e potrebbe essere più efficaci e incisivi pere migliorare l'uomo. E questo impone a me atteggiamenti non sempre "buonisti"! Stimo e ammiro molto invece la tua bellissima energia che indiscriminatamente premia e accoglie tutti. Grazie di cuore per questo esempio.
Un abbraccio.
Max

il 29/10/2002 alle 22:05

Caro Max
volevi dire in questa tua un sacco di cose che ti traboccavano dall'animo
il risultato è stato inquieto come lo è
l'inquieto vivere
un bacione MG:)

il 29/10/2002 alle 23:34

Ho in effetti condensato (troppo?) alcuni spunti che tutti toccano: le radici che ci animano, con chi dialoghiamo, dove stiamo andando, che fare per superare gli egoismi che sembrano prevalere, etc. Sublimazione personalissima del sentire del poeta:-)
Un abbraccio MG.
Max

il 30/10/2002 alle 11:59

Sono perfettamente d'accordo con te cara Sera. Il valore della consapevolezza di appartenere all'Uomo dello spirito, del dialogo e del confronto, non quello del potere e dell'individualismo esasperato!
Un abbraccio amica mia.
Max

il 30/10/2002 alle 12:11

Interessante riflessione introspettivo-filosofica Riccardo. Nel mio brano l'inquietudine è essenza della mancata corrispondenza tra tensione del sé all'elevazione dello spirito e considerazione del reale apparente nel suo corso storico visibile (tangibile?).
Qualcosa in comune? :-)
Grazie e un caro saluto.
Max

il 01/11/2002 alle 13:11

Difficile da commentare, sai?
Perchè ha una sua pienezza, una sua forza, e soprattutto pone una domanda che nel nostro tempo sembra assolutamente pesante e, direi, quasi senza risposta.
Tu stesso rintracci nel complesso divenire storico qualcosa che rende intricata la ricerca di una dimensione puramente, autenticamente umana: che tu rivendichi, senti come voce nelle tue radici d'anima.
Quella che è la Terra, il simbolo più fertile e ricco della Vita nella sua dimensione germinale, riconduce a un viaggio che è individuale e collettivo, alla ricerca di un "oltre" situato in un ieri e in un domani, nella domanda del vissuto, che chiede nel vento un senso così difficile, una "misura", una fatica della parola, una trasfigurazione della nostra condizione nel linguaggio simbolico e d'immagine della "ricerca" poetica. La primissima ricerca, la ricerca dello stupore, dell'inquetudine, dell'anima scissa che si guarda vivere e guarda il flusso vitale del mondo in cui vive.
E chiede alla Luna - simbolo del trascendente più vicino a noi - ( ricordi il pastore errante del Leopardi? ) quella verità che a noi è data sotto sola forma di Mistero, che mormora nelle foglie del nostro sentire.

il 01/11/2002 alle 17:07

Ti sono grato di cuore per queste parole Blue. Entri perfettamente e con l'anima nel vivo di questo vivere inquieto, individuale e collettivo come correttamente dici. Apprezzo molto la tua lucidità di giudizio, la forza della tua razionalità che ha coraggio e capacità di avventurarsi sull'incerto terreno della "ricerca" per l'Uomo. Ed è bellissimo come ti allunghi alla Luna leopardiana per offrire al Mistero la sola verità che ci è data: il mormorio del sentire. Sempre "per aspera ad astra".
Un abbraccio a te.
Max

il 01/11/2002 alle 18:38

Eccomi Max,
Mi sento vicina alle tue appassionanti parole e voglio donare a te ciò che mi è stato donato.

Questo che segue è uno stralcio di una lirica di E. Montale.
Una foto che una mia amica ha voluto farmi all'improvviso.

"La tua irrequietudine mi fa pensare agli uccelli di passo che urtano ai fanali nelle sere tempestose:
é una tempesta anche la tua dolcezza, turbina e non appare, e i suoi riposi sono anche più rari."

Ciao Max, ciao caro.

il 09/02/2003 alle 21:16

Veramente contento di leggerti qui cara Katia! E grazie di cuore per questo splendido "passaggio" di Montale, nella passione viva e talvolta sofferta che ci tocca :-)
Un caro abbraccio.
Max

il 10/02/2003 alle 11:29