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Pubblicata il 02/08/2012
Sapevo che sarei tornato, sapevo che sarei tornato un giorno ... anche da solo..., a rimirare dal belvedere, questa grande montagna che non sa e non vuole metter paura, chiede solo di essere guardata, ispirando ammirazione, coraggio, libertà di esistere. Amo queste gole, la serpentina di strade che vedo dall'alto, le pareti nude di roccia, e il verde dei boschi che declinano a valle... all'orizzonte le montagne incrociano i loro destini; vorrei essere un gigante che siede sulla vetta e guarda in ogni dove... ma al tempo stesso anche l'insetto più piccolo che si posa sul fiore più piccolo... e contaminare ugualmente la mia anima di tutti i soffi di vento che rendono precaria la mia meravigliosa pausa. Vorrei saper dipingere e portare il quadro di queste scene sulle pareti di casa mia... Le campane della piccola chiesa rintoccano, spezzando un silenzio dolcissimo, ma unendosi al canto delle cicale, al battito d'ali di un uccello, alla quiete dei lampioni di nero ferro battuto... messi lì... come fari in un mare solido di roccia... Arrivano giorni in cui ti è chiaro che ascoltare è la prima cosa che devi fare... e devi iniziare a capire... a sentire.... a giocare e a meravigliarsi dei sensi... a sfiorare le venature di una foglia e sorprendersi.. immensamente. Forse non saremo sempre uomini....e non saremo sempre vivi, ma potremo lasciare voci, messaggi... se non agli uomini, ad ogni cosa che non è possibile toccare, ma che sappiamo esistere.... al silenzio, agli odori... alle ombre che si allungano... o alle luci che scaldano... e allora potremo dire loro di aver condiviso le loro voci, di aver guardato nella stessa direzione del vento e di aver goduto della compagnia di piccoli sentieri di montagna.... essere felici cantando le note del silenzio non è facile..... ma sapere che esiste la sua musica è un piccolo passo verso la gioia.
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