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Pubblicata il 25/07/2012
Ho sentito l'Urlo...
mi chiamava, chiamava tutti
ma pochi si sono presentati
alle piane del silenzio fragoroso.
E gridava, ossesso e vivo
come mai il tempo fece.
Il cielo era grigio
e la terra nera,
i tombini, cassaforti del nostro passato,
esalavano vapori per lampioni stanchi.
Tetti rossi diventati fronti di catrame
per case pronte a crollare.
Le strade odoranti come mattatoi
abbandonati alla rabbia del sole
s'incontravano nel gorgoglio della morte
ove crescevano di giorno in giorno
nuove tempeste per le teste
rinchiuse in uffici dalle pareti di ferro.
Lesbiche ubriache invitavano con sorrisi sfasati
per incontri che solo le fantasie possono creare.
Ora i tempi stanno cambiando
ma noi torniamo indietro tra le caverne,
non più di pietra ma di morte...
Hanno la voce del metallo che fonde solitario
pronto a conoscere la bellezza dell'inesistenza,
libero dalle convenzioni, libero dalle forme statiche.
Con un cappello in testa prendo giornali sputasentenze,
ed uno ad uno cancello quelle foto che mi guardano.
Adesso c'è per lacuni pace...per alcuni silenzio.
Ad altri non resta che ridere ad un tavolo
della bettola paesana giocando a scacchi con un pazzo,
continuando a perdere contro l'illogica dilagante.
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Grazie e ben hai individuato i temi portanti, è una poesia un po vecchia questa, altri erano i miei pensieri.
Grazie del complimento,
ciao enio
Andrea.

il 25/07/2012 alle 18:18

il mondo che cambia, in peggio naturalmente...
l'urlo di sofferenza del tempo che vuole svegliarci dal torpore che ci rende ciechi..
ogni verso una coltellata..
mi piace
baci
ninetta

il 25/07/2012 alle 20:51

felice del gradimento
ciao ninetta
Andrea.

il 25/07/2012 alle 22:48