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Pubblicata il 12/07/2012
un carillon, una melodia funesta
"ormai e tardi, godi ciò che resta"
l'unica speranza è cataclismatica e annientatrice.
in nuce il mondo si salva:
siamo noi uomini, senza più Laura
o Beatrice, Clizia od Aspasia, dir si voglia: la soglia è passata
e per il limite è tardi: l'inganno consueto è svanito
e cruda è la realtà: il mondo muore con la nostra età.

di dove d'altronde volger lo sguardo?
dove trovare San giorgio?
noi siamo il politropo drago che tutto fagocita:
i più reietti tra gli uomini, i futuristi!
questi ciechi e volgari bambini
ammaliati dal primo rombo
non sentirono che un timido ronzare.
oggi è uno stridere di cardini satanici
pronti a spalancarsi a noi, olio consunto.
il meccanismo non ha punti di rottura?
dov'è l'uscita della fabbrica mortifera?
Clizia semiofera è un'inganno personale, lei non può significare il mondo!
noi spofondiamo, con le ali bruciate non da bombe ballerine,
bensì da fiamme dell'inferno.
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