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Pubblicata il 08/07/2012
Pareti di vetro nero s’ergevano infinite contro un cielo grigio.
Strade impolverate da grani d’ossidiana
conducevano nelle profondità dell’ignoto.
La lucida follia del male che domina l’uomo
allora ricordava i baci che il formichiere dà alle sue prede.
Lo si poteva ancora gridare fino spezzare le labbra del silenzio
-Siamo vivi, siamo vivi-?
Intanto qualcosa s’insinuava nell’animo
come un serpente tra le dita di fieno in cerca d’un topo.
Intorno c’era troppo silenzio
e le stanze della mente era troppo quiete
Poi ombre nere tinsero le luci dei ricordi lontani,
cori d’angeli furenti irruppero dalle nubi
saettando spade di rossa giustizia
contro il desiderio corrotto
che aveva trascinato
il gesto umano.
La voce che voleva gridare si fece ringhio
poi sberleffo e infine muto respiro.
I piedi correvano in tracce di fughe passeggere
tra rovi laceranti
su sassi perforanti
e voci nella testa come il grido delle Erinni impazzite
imperversava tormentando con un perché.
Il giudizio di chi ha sbagliato è come la carezza di chi non ama,
freddo deciso e infinitamente distante dalla verità.
La mente scacciava fantasmi indagatori
tra nebbie di rancori riaffiorati
i denti sanguinavano paura di morte
mentre la lingua avvertiva la paralisi del respiro che esalava.
Silenzio.
Silenzio.
Tremò la sabbia nera
crollarono le pareti dissolvendosi ad ogni collisione col suolo
il diavolo attendeva di comporre la sua celebre sonata
vagando intorno come un’anima rea d’odio e senza riposo
mentre i corvi pretendevano il perché
di quel gesto convulso e maligno
commesso sul petto d’un cuore puro
fiammeggiando sguardi che trascinavano nell’oblio dell’io
dove tutto tace e il rimorso di se stessi
divora lentamente anche il vuoto dell’animo.
Vano sperare nel tocco d’una luce divina
che il male che consuma
come un carcassa da dentro.
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grazie reb...
ti abbraccio e saluto
buona domenica
Andre

il 08/07/2012 alle 15:18