Sgozzato l'amore
dall'incapacità dell'ignoranza supina intorno
un vuoto d'imbarazzi
riempiva lo stomaco
nei pranzi e nelle cene chino sul piatto
Sul capo
il cielo di unto Dio
scivoloso nelle sue grazie
a pegni di cantilene inculcate
Nella testa
urla inimitabili e ombracce cresciute
taglienti e luccicanti di denti
e bianchi e poi vermigli
Della sacrestia
ogni mistero era concreto
e si odorava il pulito
neanche il cibo era più lindo
Tormenti e delusioni
per vite da preti
evidenziarono i gesti
che le mani percorsero alla corda
buona come madre
e lo amò di un abbraccio
che stringeva di passaggio al meglio.
Ecco il mondo.
E io ti invidio per il coraggio.