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Pubblicata il 28/06/2012
Mi avverto cosi imbarazzante,
cosi precluso alla grazia, a quella
che dicono sia pregna l’intero universo.
Allo specchio, mentre tento
goffamente di vestirmi senza
incrinare nessuna appendice
del silenzio, poso il mio sguardo
sul mio corpo seminudo, lo osservo
con la meticolosità dell’anatomista
e non lo riconosco, non lo sento mio,
solo quello che vedo è mio, è reale,
come in uno scafandro, un guscio
resistente a proteggere il frutto.
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Interessante...è una poesia introspettiva eppure la trovo così universale in certe sfumature..senza cadere nella retorica, arriva quel senso di disorientamento che solo l'immagine di noi (che paradosso) a volte è in grado di dare.
Ciao
S.

il 28/06/2012 alle 10:01