Oggi ricorre il dieci giugno 1999
quando mio papà è mancato.
Aveva novantasette anni.
A sei anni lavora nel panificio famigliare
prima di andare a scuola …
Nel millenovecentoventuno aderisce al partito comunista d’Italia.
In Tabbellano – Suzzara, Mantova, sfugge a un attentato armato fascista.
Ripara in Torino, lavora alla fiat,
viene ritrovato,
gli sparano ma si salva
dai criminali neri fascisti.
A Genova si rifugia da sua zia.
Lavora alla Cervisia Birra.
Lavora in negozio fotografico.
Le carte pronte per rifugiarsi in Argentina.
Viene assunto improvvisamente dalla società telefonica TETI, con l’aiuto provvido
di una ragazza appena conosciuta.
Rinnova la tessera del PCI, fino alla fine del PCI.
Nel millenovecentoquarantacinque,
dopo la liberazione
ha continuamente dato attività
al partito comunista, sezione di Lavagna GE.
Oggi il figlio guido vuole ricordarlo
anche per l’insegnamento ricevuto.
In particolare il papà m’insegna a sconfiggere dalla mente l’invidia,
sconfiggere dalla mente il rancore,
sconfiggere dalla mente la vendetta.
Da adulto ho compreso di dover diffidare
di tutti coloro in cui potente
è l’impulso a punire.