Osservo il materasso su cui riposano i miei sogni inesplosi,
ha lana da cardare e buchi da rammendare.
Stantii aloni di sudore
e umori rappresi di mediocri amanti
sono l’eredità di accidiosi pensieri.
Abituo gli occhi alla penombra,
al centro del triste giaciglio
distinguo
un blasfemo crocifisso,
è la sagoma del mio corpo immobile
divenuto appartamento sotto sequestro per mille inquietudini.
Scorre la lancetta orfana di un orologio
dimenticato in qualche cassetto
mentre annaspa nell’aria il rossetto sbavato di Robert Smith.
Mi faccio cullare dalla claustrofobica nenia
ma il mio sguardo rotola a sinistra.
Accanto al letto una finestra,
percepisco l’aria fresca che in coraggiosi spifferi
si fa beffa degli infissi scrostati.
Deglutisco ed è un attimo:
basta un colpo di reni,
l’eroico dilatarsi delle narici,
brandisco una sedia e frantumo i vetri delle finestra.
Deflagra la vita nelle vene mentre
strappo polverose tende cucite con fili di sentieri non miei.
Non lascerò morire in atrofica agonia le mie ali.
Dimentico certezze di piombo dentro abbracci catrame..
..e volo via