Da terrazze di bianche pietre
contorcono gli ulivi corpi e braccia
le dita d’argento puntate
verso un cielo dubbioso nel vento
che divampa dal mare. Se ti penso
in questo incedere di grigio sento
il vuoto che hai lasciato dentro i giorni
dispensatori di adunche illusioni.
Non è l’estate più – soltanto esangue
un’immagine affiora d’improvviso
di te – cavalchi verso un sogno intatto
aggrappato alla criniera del vento
del vento che mi avvolge
percossa dal suo turbine e le spire
serra più strette a soffocare il tronco
mentre levo i miei rami con un grido.