...E pur mi giova
la ricordanza, e il noverar l'etate
del mio dolore...
L'avida morte sogghigna.
Ha lunghe dita sottili tremanti
che si insinuano negli occhi già cavi.
Il dolore dell'animo
è atroce più del morire
perchè siamo fiori su terre di sale.
Non si è parte di qualcosa
finchè non si è soli.
Allora tutto si squama e rivela.
Sapere che la natura non consiglia
non dà ristoro.
Forse sibilanti veleni hanno parole dolci.
Vano vantarsi
se si ha solo un riflesso per compagnia.
Restare soli aiuta a sentire la voce del silenzio.
All'inizio è un bisbiglio tremulo
che arranca tra le parole.
Poi inizia a crescere e diventa voce.
Voce dei ricordi e dei dolori
degli amori e del passato sconsolato.
Infine dirompe e divenendo grido.
Che sale e cresce costantemente
ricordandoti che il passato ti rende vivo
perchè ha aperto le porte al presente.
Saprai cogliere le chiavi del futuro
o il silenzio tornerà ad insinuarsi...
sentito; il cuore parla.
(Ricordi cinti di versi-XXIII)