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Pubblicata il 21/05/2012
...E pur mi giova
la ricordanza, e il noverar l'etate
del mio dolore...

L'avida morte sogghigna.
Ha lunghe dita sottili tremanti
che si insinuano negli occhi già cavi.

Il dolore dell'animo
è atroce più del morire
perchè siamo fiori su terre di sale.

Non si è parte di qualcosa
finchè non si è soli.
Allora tutto si squama e rivela.

Sapere che la natura non consiglia
non dà ristoro.
Forse sibilanti veleni hanno parole dolci.

Vano vantarsi
se si ha solo un riflesso per compagnia.
Restare soli aiuta a sentire la voce del silenzio.

All'inizio è un bisbiglio tremulo
che arranca tra le parole.
Poi inizia a crescere e diventa voce.

Voce dei ricordi e dei dolori
degli amori e del passato sconsolato.
Infine dirompe e divenendo grido.

Che sale e cresce costantemente
ricordandoti che il passato ti rende vivo
perchè ha aperto le porte al presente.

Saprai cogliere le chiavi del futuro
o il silenzio tornerà ad insinuarsi...
sentito; il cuore parla.

(Ricordi cinti di versi-XXIII)
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restare soli aiuta a sentire la voce del silenzio, è un'ottima condizione per far nascere la poesia...
Ciao, Andrea, ottima!
Ax

il 21/05/2012 alle 18:37

splendido l'elogio del silenzio, splendida in molti momenti,"siamo fiori su terre di sale", " non si parte di qualcosa, finchè non si è soli"..veramente bella, molto profonda

il 21/05/2012 alle 23:06

stupenda..ti giova il silenzio. giova a tutti, sono momenti di riflessione ..
un abbraccio
ninetta

il 22/05/2012 alle 21:03

concordo e grazie dell'apprezzamento Ax,
un caro saluto
Andrea.

il 23/05/2012 alle 17:42

grazie arturo, felice del gradimento e del passaggio
Andrea.

il 23/05/2012 alle 17:43

grazie ninetta,
ti abbraccio
Andrea.

il 23/05/2012 alle 17:44