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Pubblicata il 18/05/2012
...Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare...

E il dolce verseggiare
conduce fra l'onde della memoria il mio pensare.
Frammenti di luce si compongono
e il sottile contorno d'un ricordo propongono.
Sapeva d'amaro e di sguardo selvaggio
il candido sorriso tra l'erbetta di maggio.

Non era il sorriso di fanciulla,
neppure quello dell'amicizia che culla.
Era il malefico ghigno
d'una persona dall'animo arcigno.
Quale dolore muoveva il cuore
da farla strepitare di rabbia tutte le ore...

Lungo capello di cenere
contornava il volto d'una morta venere.
L'acqua del lago gorgheggiava cupa
come il sibilo d'una morsa che l'animo sciupa.
Gli occhi si sperdevano nel dondolare
d'onde nere senza gioie a consolare.

Morì una gazza
in una franata pazza...
rossi bagliori volsero veli a una mano
mentre uno sguardo scompariva lontano lontano.
Morta la vecchia al tramontare del sole
non versò nessuno per lei lacrime sole.

Nulla resta che un sbiadire lento
di quel che non v'era e ora sento.

(Ricordi cinti di versi-XVII)
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l'hai ricordata, non è vissuta invano. Certo, a volte ci fermiamo alle apparenze......ora hai capito cosa si celava dietro il volto della morta venere...probabilmente un gran dolore....alloroa nessuno versò lacrime per lei, forse nessuno la ricorderà...ma evidentemente quel dolore in lei ti rimase impresso anche se lo capisci solo ora....e torna come scheggia di memoria osservando "il palpitare di scaglie di mare"...come cocci di frantumi di cuore.
bella.piaciuta molto.
l'incipit è di Montale? nn ricordo bene, però coonosco questi versi.
ti abbraccio
eos

il 18/05/2012 alle 22:55

già nessuno vive in vano...
si sono versi tratti da meriggiare pallido e assorto
di Montale.
felice del gradimento.
ti abbraccio
Andrea.

il 19/05/2012 alle 14:28