Membra intorpidite dal letargo del fare
dalla convalescenza del pensare
le fibre cedono, sfiancate
i miei fianchi si lasciano andare al vuoto
(ch’è dietro di me, sotto di me, dentro di me)
i nervi brandelli di inquietudine
stracci bagnati di lacrime
nervose e assenti
fredde
a consumare pavimenti di guance crepate e stanche
la pelle è arida di vita
(avida di lividi)
il mio pianto non conclude
la depresentificazione di me stessa
la desertificazione del Senso