...Fluttua nell'orizzonte della sera
quell'aroma d'assenza...
Due figure indistinte in vapori sbiaditi
s'incamminano nell'infinito perso oltre il sole.
Luci di sorrisi in fiochi palpiti d'ali nere
presso silvestri imponenti dai sussurri frondosi,
si vedono.
La crisalide del tempo si schiude e farfalle d'azzurro
volano a tingere terse visioni di luci infinite.
Sbocciava la primavera dalla neve
e calore di vita portava in canti d'usignoli.
Un pianoforte suonava.
Tristesse d'un canto lontano che riecheggiava
nei corridoi del vuoto sapiente di luce grondante.
Correre, ridere fino al suono di tutto che acquieta.
E l'amabile tepore di quel suono che avvolgeva il cuore.
Una tromba suonava.
Gavotte d'un ballo di lievi giri che risplendeva
nei visi di chi sorrisi e parole dolci era solo vestito.
Melodie dolci che l'animo conserva e la mente risuona.
E non c'era nubi nell'orizzonte che si tingeva di porpora.
Poi arrivava la sera.
Or che resta di tanti suoni...
note sparse in pentagrammi stanchi.
Stanchi di pensare a ciò che non è più,
e che nessuno più suonerà
nemmeno un la.
(Ricordi cinti di versi-XI)