e uno e due e tre
non mi giro indietro
a spiarmi le suole
lasciate sul catrame delle vie
ogni impronta ha un mistero
rinchiuso nella forma
e quelle a piedi nudi
sono segreti
svelati a malapena solo in sogno
e uno e due
arranco ancora come un disperato
cavalco la ragione
e a volte
quando vinco per sorte la giocata
lascio la posta al banco
nauseato
e tre
tre giri mi farei per stordimento
uno
sul calcioinculo per volare di nuovo
senza peso
aria tra i denti e urli a squarciagola
due
in risonanza di palpiti
con un clochard fetente
a pisciare ogni angolo di strada
sfidando gli occhi astrusi della gente
tre
sulla scia del silenzio nel buio della notte
per avvertire il canto delle stelle a fior di pelle
e il chiù da sottofondo
che strafottente
ingoia
anche l’ultima briciola di tempo
non si sente neanche la civetta
a quest’ora di notte
mentr’io delirio.