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Pubblicata il 04/05/2012
Mi ricordo del cipresso.
Le foglie,
opaco verde sparso a scaglie.
La corteccia,
duro legno di brumoso bruno fregiato.
La chioma,
affusolato dito carezzante il cielo amaranto.
I rami,
timide corte braccia intricate in infiniti abbracci.
Sì,
mi ricordo del cipresso.

E della terra coperta d'oro mortale
esalante odore di resina inebriante
che saliva miscelandosi ai vapori
d'un aulente lauro verdeggiante.

E della via pietrosa
con sprazzi d'erba rugiadosa
ove fiori di viola e giallo colore
dondolavano al quieto passo del vento.

Della collina mirante il basso borgo
di case su case respiranti voci fanciullesche,
dal parco animato di corse e giochi,
vicino al lago splendente di scaglie verde dorato.

E del tetto incassato nel prato
d'una casa abbandonata dal tempo
che noi giovani del luogo solevamo chiamare
rifugio del sole e dell'uva.

Mi ricordo del cipresso.
Ei mi aspetterà nel giorno della fatal ora
quando l'anima peregrina prima di svanire nell'immenso
tornerà ad abbracciarlo per un ultimo saluto al mondo
a cui lasciare le parole
d'un esistenza semplicemente vissuta.

AndreaGaudenzioS.
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