Tremare e impallidire
di labbra a baci di sale
mentre pesante il rosso sale.
Fuggire e mirare
di occhi in rassegnati orizzonti
lì dove paiono bui anche i monti.
Credere e pensare
di menti accostate al silenzio
durante la raccolta di foglie d'assenzio.
Spegnersi e placarsi
di pianti a voci calde
accarezzanti mani in dita salde.
Perdersi e lasciarsi
di braccia amiche
che cadono come alla falce le spiche.
Rassegnarsi e consolarsi
di cuori solitari
alla certezza che per loro non brilleranno fari.
Crescere e comprendere
di attimi diventati ricordi
da conservare anche se di suoni sordi.
Sentire e chiamare
di voci in cerca d'amore
al cupo rimbrottare del mare dal nero colore.
Sedere e leggere
parole su fogli sparsi
di anni lontani vissuti amati e dal tempo arsi.
Acquietarsi nella calma
d'un muto canto dall'astrale voce
che ci legherà oltre là ove dolore non nuoce
ne trita e grida alle orecchie dell'alma
mentre ci si risposa all'ombra solare d'un noce.